la padrona di casa
di Sandro Cappelletto
lo spettacolo
“La padrona di casa” era l'espressione con cui Chopin era solito riferirsi a George Sand nel periodo in cui vivevano insieme.Frédéric Chopin e
George Sand s'incontrarono a Parigi nel 1838. Il loro fu un intenso, affascinante e complicato rapporto tra due personalità molto diverse, prima amici
e poi amanti. Chopin, allora ventiseienne, che con il suo straordinario talento aveva già conquistato il pubblico dell'intera Europa, si definiva
“un uomo d'ordine”, mentre Aurore Dupin — così si chiamava realmente la scrittrice George Sand — di sei anni più grande, era una donna indipendente,
separata dal marito, con alle spalle numerose relazioni. I due si innamorarono perdutamente e il loro fu un amore libero e, per i tempi, scandaloso,
che durò otto anni.
È già tutto accaduto: la loro storia, la sua malattia, la sua morte. E lei, come gli stesse scrivendo la prima lettera dopo
l'ultima, lo ricorda e racconta.
In questo testo raccolto e poetico, Cappelletto immagina George Sand in un colloquio epistolare postumo con il
compositore, con cui ha avuto una relazione struggente, lunga e travagliata. Emerge forte lo spirito della Sand: una che si vestiva da uomo, fumava
il sigaro ed era assolutamente spregiudicata per l'epoca. Lunghissima era la sua lista di amanti, poca la simpatia che riscuoteva presso i benpensanti
e il rapporto materno con Chopin era basato su un equilibrio opposto e contrario alle regole: lei, più grande di lui, accudiva e curava il suo amante
sempre malato, mentre lui si lasciava accudire. Ma questo racconto è anche un concerto, e questo concerto è un racconto: la musica di Chopin
contrappunta le parole della Sand ed emerge così anche la sua personalità, quella di un artista la cui forza creativa, immensamente ricca di potere
emotivo, è giunta fino a noi intatta.
«Eri schivo, gentile, i capelli neri che ti ricadevano sul volto... Taciturno come un musulmano,
elegante come un principe d'oriente, viziato come chi è cresciuto sulle ginocchia delle principesse, disperato come chi vuole una patria che non ha.»
con Paola Sembeni e Andrea Albertini
adattamento e regia di Bruno Frusca
al pianoforte il maestro Paolo Sarubbi
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