io sono il vento
di Jon Fosse
lo spettacolo
Due uomini su una barca immaginaria. L'Uno propone a L'Altro di partire con una piccola barca per allontanarsi dalla costa, verso
un'isola “dove non cresce nulla, dove non c'è nulla se non rocce grigie e nude”. Sul mare, si avvicinano al punto infinito dove
mare e cielo si congiungono e si confondono. Si parla della loro complicità, della loro amicizia, della loro solitudine e anche della morte.
Io sono il vento è un viaggio notturno verso l'Ignoto, verso il limite di tutte le cose, un viaggio verso l'infinito, tra gli spruzzi d'acqua
e la nebbia, misterioso e ammaliante.
Uno si è ucciso. Forse. Ma chissà se poi è vero. Forse tutto è un'illusione,
una fantasticheria.
L'Uno e L'Altro, i personaggi sulla scena, ci accompagnano attraverso lo scavo emotivo architettato dall'autore, come
se loro stessi non conoscessero la loro condizione. Sta a noi decidere chi sono, quali sono i rapporti che li legano, quali sono e sono state le loro
scelte, le loro intenzioni. E se fossero un padre e un figlio alla stessa età, protagonisti di un incontro impossibile ma vagheggiato da tanto
tempo? Il dialogo interiore sulla vita e sulla morte — ma anche sulla libertà, la memoria e il controllo — di “Io sono il
vento” parla alle identità di tutti, perché la ricerca di senso dietro le cose, dietro la forza delle cose, à la molla
esistenziale, inevitabile, che ci fa scattare, che dà sostanza ai nostri pensieri e alle nostre vite.
In questa struttura linguistica
così essenziale dell'autore norvegese, considerato uno dei maggiori autori contemporanei, lo spettatore finirà per trovarsi sulla barca
con i due protagonisti, guidato dalla sua curiosità e dalla sua fantasia.
con Alberto Consoli e Pino Navarretta
adattamento e regia di Bruno Frusca
contenuti extra