Gioàn Dundì paesà de Calì

di Bruno Frusca da Molière

Gioàn Dundì paesà de Calì

lo spettacolo

George Dandin è una commedia in tre atti scritta da Molière nel 1668 (in occasione del "Grande Divertimento Reale" di Versailles) in cui possiamo ritrovare molti elementi tipici della poetica del grande drammaturgo francese. Usando situazioni ed elementi tipici della tradizione, Molière ci offre un'ulteriore tessera del suo "ciclo delle corna" che rappresenta uno dei punti più alti del percorso teatrale che il drammaturgo francese stava compiendo: partendo dalla farsa e dalla Commedia dell'Arte egli dà vita al moderno teatro borghese, un teatro che sotto l'esagerazione grottesca della farsa e la tipizzazione dei caratteri, nasconde una satira tagliente, una riflessione, comica ma "amara", sulla società contemporanea a Molière, governata dalle convenzioni di una aristocrazia ipocrita e perbenista, in cui il "blasone" è tutto. Un teatro che ridona vita agli altrimenti logori meccanismi scenici della tradizione (le maschere, le corna...) immergendoli nella realtà, donando loro un significato sociale, talvolta addirittura sovversivo, senza perdere nulla della loro originale comicità prorompente. Una comicità che, ancora oggi, permette al pubblico contemporaneo di ridere e, perchè no, riflettere. Nel nostro "liberissimo adattamento", abbiamo voluto aggiungere il dialetto bresciano, i brani "classici" interpretati da "i sunadur de lüsso", le canzoni popolari accompagnate dalle chitarre dei "sunadur de osteria", la caratterizzazione dei personaggi spinta fino al paradosso, per creare un divertimento di semplici sapori, semplici come le schiette e scorrevoli morali da proverbio, le situazioni comiche ed anche un po' tristi, perchè comicità e tristezza sono molto vicine nel gioco delle tante ingiustizie della vita.


la trama

GGioàn Dundì è un contadino arricchito, tutt'altro che stupido e ingenuo, che sposa Angelica, figlia dei baroni di Gnanpalànc che con i soldi del genero riescono a ripianare le loro finanze. La giovane Angelica, tuttavia, non si rassegna al proprio ruolo di "felice consorte" e fa di tutto, spalleggiata della sua cameriera Burtuluna, per evadere da un rapporto costruito sull'interesse più che sui sentimenti. Questa situazione non sfugge neanche a Gioàn che, complice la lingua lunga del servo Boassì, scopre che la moglie accetta le avances del giovane visconte Litandro. Non potendo ripudiarla direttamente coinvolge i genitori di lei: la buona fede del protagonista e le sue azioni volte a smascherare le scappatelle della moglie si scontrano però con l'astuzia della stessa, sempre pronta a girare la situazione a proprio favore. . 

con Mario Coco, Rosanna Pedrinelli, Giovanni Sbalzer, Mario Pastelli, Pino Navarretta, Valeria Coco, Michele Bolognini e Bruno Frusca 
"I Sunadur de osteria Tullio Ferremi e Alfredo Abbiati 
"I Sunadur de lüsso Dario Piccione, Alberto Mor, Franco Bettera e Giorgio Gasparini  
adattamento e regia di Bruno Frusca

Gruppo teatrale LA BETULLA

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